Alchechengi o lanterne cinesi

L’Alchechengio o alchechengi physalis alkekengi è molto popolare, grazie ai suoi baccelli, di colore arancione chiaro, a forma di lanterna cinese, la cui sagoma viene riproposta in forma cartacea ad Halloween, e i suoi frutti vengono tagliati ed utilizzati per queste festività molto particolari.

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Le piante possono essere coltivate e conservate in piccole vasche.

I piccoli fiori bianchi compaiono in piena estate, in un monticello cespuglioso di grosse foglie verdi. I baccelli, in un primo momento, sono verdi, ma devono essere raccolti non appena il colore arancione si sviluppa, togliendo le foglie, e poi devono essere appesi a testa in giù ad asciugare in una stanza calda, al  buio.

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Il colore del fiore è bianco, piccolo e a forma di campanella; tipici i calici arancioni di consistenza simile alla carta.
Fiorisce verso la metà dell’estate. Le foglie sono di colore verde chiaro e di forma ovale, con una lunghezza compresa tra i 5 e gli 8 cm. Le foglie e il rizoma sono velenosi perché contengono solanina che provoca mal di testa, vomito, nausea e diarrea che compaiono entro 2-24 ore. L’unico sintomo che dura più di 24 ore è la diarrea che può manifestarsi per più giorni.

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L’alchechengio  può vivere dai 3 ai 10 anni in un clima preferibilmente umido, senza alcuna difficoltà di adattamento ai diversi livelli di PH; adatto ai giardini, può sopravvivere anche nell’eventualità in cui gli inverni siano molto rigidi, anche nei luoghi dove la temperatura bassa media annuale sfiora o va molto al di sotto dei – 10°.

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Di solito, comunque, predilige il clima umido. Tollera molto bene anche la siccità, ma non un eccessivo alto tasso di umidità; non è adatto al clima tipico del mare e non ha resistenze contro gli attacchi degli insetti; attrae moltissimo le farfalle, per un effetto simbiotico, ma non i colibrì.

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In autunno i frutti non sono presenti. C’è solo una parte commestibile della pianta, rappresentata dalle bacche, che, in genere sono mature da settembre ed hanno la forma di una piccola ciliegia; il gusto ricorda molto quello del lampone. Possono essere preparate candite o ricoperte di cioccolato fondente. Dalle bacche si può ricavare un’ottima marmellata. Si possono mangiare da sole o aggiunte alle insalate. Se le bacche vengono seccate leggermente, possono essere messe sott’aceto o in salamoia.

L’alchechengio contiene una grandissima quantità di vitamina C, acido citrico, tannino e zucchero. In erboristeria si usava per le malattie in cui c’era bisogno di una marcata azione diuretica.

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Le parti commestibili sono rappresentate dalle bacche, che possono essere mangiate crude o cotte. Sono molto ricche di vitamine (la quantità di vitamina C presente è il doppio di quella contenuta nei limoni), ma il gusto non è apprezzato da tutti. Qualcuno dice che sono frutti succosi, ma con un sapore amaro ed acre, mentre altri affermano che essi conferiscano un sapore delizioso alle insalate. Qualcuno dice che il loro sapore è piuttosto amaro e sgradevole. Il frutto è una bacca delle dimensioni di circa 17 millimetri di diametro. Ogni frutto è come avvolto nel suo ‘sacchetto di carta’ (botanicamente, il calice) che serve per proteggerlo dai parassiti e da altri fattori esterni che possono causare danni. Questo calice è tossico e non deve essere mangiato. Le foglie devono essere mangiate solo se molto giovani e cotte, ma con molta cautela. Esse sono sicuramente molto velenose se mangiate crude

In Giappone, i suoi semi sono utilizzati come parte del Festival Bon come offerte per guidare le anime dei defunti. C’è anche un mercato annuale dedicato al fiore, chiamato “hōzuki-ichi “, e che si verifica ogni anno in Asakusa, intorno Senso-ji, il 9 e il 10 luglio. La sua forma a palloncino lo ha reso utilizzabile a lungo anche come un contraccettivo, nei tempi antichi, in Giappone.
Il termine “alkekengi,” apparso in francese nel XIV secolo, deriva dal francese antico “alquequange” o “alcacange” che deriva dall’arabo al-kakang. In senso stretto, significa “la lanterna cinese”, poiché si tratta di piante ornamentali della specie Physalis alkekengii il cui frutto è racchiuso in una busta con un colore arancione brillante, dalla forma, appunto, simile a quella di una lanterna cinese. Tuttavia, nelle traduzioni volgari, il termine può riferirsi a qualsiasi pianta del genere Physalis.

Pubblicato da Manuel di Fioreria Sarmeola

Fiorista, mi occupo anche del blog e del sito www.fioreriasarmeola.com con la passione oltre che per i fiori anche per l'arte e la musica