Chiesa Santa Croce a Padova

Cenni storici.

Padova. Una guida

Alla fine di Corso Vittorio Emanuele II a portata di tram spicca la Chiesa di Santa Croce dedicata all’Invenzione della Santa Croce di Gerusalemme con annesso Oratorio o “Sala del Redentore”.

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Le prime notizie di una piccola chiesa annessa ad un lebbrosario dedicato alla Santa Croce si rintracciano in un documento del 30 aprile 1181.

Nel cuore di Padova.


Portato a termine il canale che univa Padova a Monselice (ultimo decennio del XII secolo), attorno all’approdo si andava creando un piccolo borgo, quello che in seguito diverrà il Borgo Santa Croce. In questo luogo, al di fuori della cittadella e vicino all’acqua del Bacchiglione, esisteva un lebbrosario per i “malsani” o “martiri di Cristo” in seguito trasformato in OSPEDALE e OSPIZIO per malati e poveri (hospitale S. Crucis).


Col passare del tempo e con l’ampiamento delle mura cittadine cresce anche l’importanza della chiesa che da ORATORIO del lebbrosario già nel 1202 è CAPPELLA ed assume il titolo di PARROCCHIA nel 1308.

La chiesa di Santa Croce sorge dunque come oratorio del lebbrosario di Padova posto nella parte meridionale della città in località Vanzo. L’Oratorio del Lebbrosario in seguito diventerà CANONICA OSPITALIERA, poi CAPPELLA ed infine Parrocchia.

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Nel 1606 a reggere la parrocchia giungono i Chierici Regolari Somaschi, chiamati da Ercole Sanbonifacio che affida loro il compito di istituire un collegio per l’educazione dei giovani. Sono appunto i Somaschi che decidono la riedificazione della chiesa di S. Croce ormai cadente e inadatta alle loro esigenze nonché al loro prestigio.
L’incarico viene affidato al confratello Francesco Vecelli (1695 – 1759) Preposito Generale, architetto e letterato insigne e personaggio di spicco nella vita culturale della città di Padova. Il Vecelli progettò e portò a termine la riedificazione della chiesa che resta la sua opera maggiore.
Unico esempio decisamente rococò in Padova, la prima pietra fu posta il 31 luglio 1737 e venne consacrata il 9 giugno 1749 dal Cardinale Carlo Rezzonico.
Nel 1810, 25 aprile, il decreto napoleonico vede i Somaschi espulsi da Padova e la chiesa affidata al Clero Secolare.

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Lo sviluppo esterno dell’edificio si presenta in muratura e ci appare semplice e quasi spoglio sia nella parte absidale che nel lato prospiciente il piazzale a sud, mentre la facciata, che è rivolta ad est, è ragguardevole. Unico movimento del lato sud è dato dalla meridiana affrescata sopra la porta d’ingresso laterale.
La facciata è caratterizzata da un alto basamento su cui poggiano due paraste angolari e due semicolonne che ripartiscono la superficie in tre sezioni verticali coronate da una ricca trabeazione con timpano centrale e da due torrette laterali, usate in passato come campaniletti.

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Le sezioni laterali sono composte ognuna da una nicchia e da un medaglione circolare, mentre nella sezione centrale quattro gradini conducono al portone d’ingresso, sopra ad esso è posta una lapide che ricorda la dedicazione della chiesa e ancora sopra una apertura circolare. Tutti gli elementi architettonici e ornamentali della facciata si ritrovano poi all’interno della chiesa e ne sono un’anticipazione.
Quasi aderente alla parete meridionale, ma avulso dallo stile della chiesa, sorge il campanile costruito nel 1907 e che insiste su parte di quel terreno che anticamente era destinato al cimitero.

Rispondendo ai canoni dettati dal Concilio di Trento (1545 – 1563), l’interno si apre in un’unica luminosa navataritmata da paraste che delimitano le nicchie dei quattro altari laterali e da un marcapiano, posto in evidenza da

un fregio a cerchi intrecciati, che raccorda le porte laterali e i confessionali nella porzione inferiore e le finestre balconate nella porzione superiore. Sopra le paraste, lungo tutto il perimetro dell’edificio, corre un cornicione dentellato e sporgente su cui poggia la volta decorata da eleganti stucchi con al centro l’ovale affrescato da Nicolò Baldassini (Venezia 1709 – 1785) che rappresenta l’ Esaltazione della Croce . Dello stesso autore è anche il dipinto della cupola che insiste sul presbiterio.

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La navata conduce al presbiterio, sopraelevato da tre gradini, che si chiude in una abside semicircolare allungata. Nel presbiterio spicca l’Altar Maggiore ai lati del quale sono posti due Angeli Adoranti rivolti verso il tabernacolo, opere di Antonio Bonazza (1698 – 1763). Nell’abside si trovano un coro ligneo e la consolle dell’organo, mentre i due corpi dello strumento sono allogati negli ambienti situati dietro le due finestre serliane che si affacciano sul presbiterio.
Per la loro chiesa i Somaschi pensarono anche ad un impianto pittorico consono alla struttura dell’edificio e che rispecchiasse la loro opera pastorale ed educativa. Commissionarono a Giambattista Mariotti (1690 – 1748) quattro tele per gli altari laterali ed una per la parete absidale, realizzando così una armoniosa unità tra architettura, decorazione a stucco e decorazione pittorica che ancora oggi possiamo ammirare nonostante alcuni interventi successivi, che tuttavia non hanno intaccato l’assetto originario della chiesa.

Nel primo altare a destra la tela raffigura S. Antonio da Padova, S. Francesco di Paola e S. Giovanni Nepomuceno e si trova nella posizione originale pensata dai Somaschi.
Nel secondo altare a destra si trova la statua della Madonna della Salute proveniente dall’omonimo oratorio di corso Vittorio Emanuele.

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Sullo sfondo della parete absidale, stretta fra due paraste e racchiusa da una sontuosa cornice in stucco, spicca la pala che raffigura la SS. Croce venerata da S. Elena. La grande croce al centro di questa pala è il fulcro dell’azione scenica di tutta la chiesa ed evoca le origini e la dedicazione di questo luogo sorto come c
hiesa di un lebbrosario: la croce strumento di sofferenza rappresenta la vittoria di Cristo sulla morte.
Nel secondo altare di sinistra si trova l’affresco di G. Dandolo dedicato al Sacro Cuore di Gesù.Attualmente l’affresco è coperto da un drappo che fa da sfondo al Crocifisso ligneo proveniente dall’oratorio della Salute e qui posto nel 2003 in attesa del definitivo ripristino dell’oratorio.

Nel primo altare di sinistra la tela raffigura San Girolamo Emiliani, fondatore dei Somaschi e contitolare della chiesa. In controfacciata sopra la porta principale d’ingresso si trova la tela dell’ Angelo Custode. La porta a sinistra del presbiterio conduce alla sacrestia dove si trovano altre opere d’arte di scuola veneta tra cui un reliquiario con la “Sacra Spina”, pregevole opera di oreficeria del XV sec.
Attraverso la porta laterale di destra si accede alla “Cappella della Madonna della Neve” e alla “Sala del Redentore” o “Oratorio della Confraternita del Redentore”.

L’oratorio – descrizione
Sala del Redentore
Adiacente alla chiesa di Santa Croce sorge l’Oratorio della Confraternita del Redentore o del Santissimo Sacramento, oggi comunemente detta, Sala del Redentore.

Questo edificio, a pianta rettangolare e risalente al XV secolo, era la sede della “Confraternita del Corpo di Cristo di Santa Croce” costituita alla fine del 1400 e la cui storia s’intreccia con quella di altre antiche confraternite presenti nel territorio. La Confraternita o Fraglia, istituita per il culto dell’Eucaristia, aveva anche la custodia di una reliquia della Croce di Cristo proveniente da “Hierusalem” e si occupava dell’assistenza spirituale e materiale di poveri e ammalati, e quando necessario provvedeva anche ai funerali.
Alquanto burrascosi furono i rapporti della Fraglia con i Somaschi (che ressero la parrocchia dal 1606 al 1810) con i quali venne anche a giudizio.

Dopo il 1810 l’oratorio fu affidato alla parrocchia e nel corso degli anni fu adibito a più usi con conseguenti manomissioni e momenti d’abbandono. La Sala fu ripostiglio, teatro con palcoscenico, luogo di ritrovo per gli artiglieri (1917), sala prove per la banda parrocchiale, sala cinematografica e laboratorio di un mobiliere (anni ’60).
Bisogna attendere il 1976 per vedere realizzato il primo restauro conservativo della Sala, seguito nel 1995 dal restauro integrale degli affreschi che la adornano. I restauri ci hanno restituito un ambiente di cui oggi possiamo fruire nella sua integrità, permettendoci di godere della sua bellezza e della sua funzione di sala della comunità, luogo di ritrovo adatto anche ad eventi pubblici di grande rilievo come conferenze, concerti, … che possiamo permetterci di aprire anche alla cittadinanza.

L’Oratorio, grazie alla collaborazione col CTG, è aperto e consente visite guidate nei mesi di maggio, giugno, settembre, ottobre il martedì pomeriggio dalle 16 alle 18; e il giovedì mattina dalle 10 alle 12.

Pubblicato da Manuel di Fioreria Sarmeola

Fiorista, mi occupo anche del blog e del sito www.fioreriasarmeola.com con la passione oltre che per i fiori anche per l'arte e la musica