La Befana, tradizioni venete.

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La Befana, tradizioni venete e tanto altro, in questo post troverete alcune usanze che da decenni si ripetono a Padova e nel Veneto.

Calze della Befana piene di dolciumi, libri e colori.
Una calza con i classici dolciumi e con dei libri illustrati.

Mi viene in mente uno slogan che la Despar mette su alcuni suoi prodotti enogastronomici: sapori del nostro territorio

la Befana
la Befana simbolo il 6 gennaio dell’Epifania

Ecco in Veneto mi viene in mente il Radicchio tardivo, il radicchio di Chioggia o il Castelfranco fino ad arrivare all’I.G.P. di Verona…

Ea Vecia.

Ma parliamo invece “dea Vecia” (LA VECCHIA) ovvero la nostra Befana, usi e costumi del territorio Veneto per celebrare l’Epifania.

La Befana, tradizioni venete

Origine dell’epifania.

Lo sapevi da dove deriva la parola epifania? L’etimologia di questa vocabolo ha origini molto antiche, continuate a leggere questo post per saperne di più.

la befana
Le calze della Befana per tutti i bambini.

Significato di Epifania.

La parola epifania deriva dal greco “tà epiphan(e)ia” che significa ” le manifestazioni della divinità”. Nella liturgia cristiana venne sostituita con “la manifestazione di Gesù agli uomini come Messia”.

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La festa della “Vecia”.

La festa della Befana ha origini da antiche tradizioni pre-cristiane, riadattati alla tradizione cristiana. In particolare questa figura è probabilmente da collegare a tradizioni agrarie pagane relative all`inizio dell`anno.

In tal senso l`aspetto da vecchia (vècia secondo le tradizioni venete) sarebbe da mettere in relazione con l`anno trascorso, ormai pronto per essere bruciato per “rinascere” come anno nuovo.

Tradizioni venete per la befana
Tradizioni venete per la befana

In epoca medioevale, periodo oscuro ricco di racconti demoniaci e di magie, si dà molta importanza al momento compreso tra il Natale e il 6 gennaio, un periodo di dodici notti dove la notte dell`Epifania è anche chiamata la “Dodicesima notte“.

È un periodo molto delicato e critico per il calendario popolare, è il periodo che viene subito dopo la semina; è un periodo, quindi, pieno di speranze e di aspettative per il raccolto futuro, da cui dipende la sopravvivenza nel nuovo anno.


Ancora oggi un po` ovunque per l`Italia e anche da noi in Veneto, il 6 gennaio si accendono i falò, e, come una vera strega, anche la Befana (la Vècia) viene bruciata.

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La Befana, tradizioni venete

I Magi.

Secondo il la tradizione popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia.


Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.


Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, regalando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.

LA CALZA

La Befana ritorna puntuale ogni anno, scivolando giù nel camino nelle buie cucine, la Befana trovava tante calze appese presso il focolare, tante quanti erano i bambini che vivevano in quella casa.

 I bambini, prima di andare a dormire, le avevano appese bene in vista, perché la Befana le trovasse senza fare troppa fatica.

La cappa e il paiolo.

Di solito le appendevano proprio sotto la cappa del camino, perché la vecchia le trovasse subito.


Molti le appendevano direttamente alla catena del paiolo, altri a dei chiodi fissi in qualche angolo del focolare.

Ma non tutti i bambini usavano appendere le calze per la Befana. Molti altri, invece che le calze, mettevano bene in vista per la vecchia, delle belle scarpe o degli stivaletti.

Con le scarpe tutte rotte.

La Befana, si sa, ha sempre tanti buchi nelle scarpe, così avrebbe potuto prendersi quelle nuove e lasciare in cambio i suoi doni.

Se invece non ne aveva bisogno, lasciava le scarpe al loro posto e le riempiva di doni e di altre cose.
Se però i bambini non erano stati buoni, ahimè la befana riempiva le calze o le scarpe di carbone che trovava nel camino.

IL FALO’

La notte dal 5 al 6 gennaio, in molti paesi del Veneto si brucia la befana, un falò con la sagoma della vecchia dentro, bevendo il vin blulè e cantando al filastrocca per eccellenza:

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!

Secondo la tradizione popolare il vento che trasporta con sé il fumo e le faville del falò indicherà come sarà il nuovo anno appena iniziato.

Detti popolari veneti.

È conoscenza popolare che il garbìn, vento vorticoso con direzione sud-ovest, annuncia la pioggia, essenziale per preparare i campi al prossimo raccolto, mentre il vento fùrlan, da nord-est, porta tempo asciutto, il terreno sarà quindi arido e porterà scarse messi. Perciò…

Se le faìve va al garbin
parécia el caro pa ‘ndare al mulin.
Se le faìve va a matina,
tol su el saco e va a farina.
Se le faìve va a sera,
la poenta impiega la caliera.

Oppure

Pan e vìn
La pinza sotto el camin
Faive a ponente
Panoce gnente
Faive a Levante
Panoce tante
Fuive verso sera
Poenta pien caliera
Fuive verso mattina
Poenta molesina
Fuive a meodì
Poenta oltre al dì
Fun a bassa
Poenta pien cassa

Pubblicato da Manuel di Fioreria Sarmeola

Fiorista, mi occupo anche del blog e del sito www.fioreriasarmeola.com con la passione oltre che per i fiori anche per l'arte e la musica