Il Fico d’India

Inizia ad agosto e prosegue per tutto settembre la raccolta dei fichi d’India, pianta originaria del Messico importata in Europa nel XVI secolo.

Sai come conservarli? I fichi d’India resistono per un paio di giorni a temperatura ambiente e fino a una settimana in frigorifero, nello scomparto per i vegetali ma dovete prestare molta attenzione!

Meglio chiuderli in un sacchetto per proteggere gli altri alimenti dalle eventuali spine

Il fico d’india appartiene al genere Opuntia che è sicuramente il più rappresentativo della famiglia delle Cactaceae. Comprende più di 300 specie originarie delle zone tropicali dell”America ed in particolare del Messico dove sono stati ritrovati dei fossili risalenti al settimo millennio a.C.

fico d'india


In particolare questo genere è originario delle zone desertiche tanto che fa parte di quel vasto gruppo di piante chiamate “Piante del deserto”, adattate quindi a vivere in condizioni proibitive: sole molto caldo di giorno e notti spesso fredde se non gelide. Sono quindi adattate a vivere anche in condizioni che farebbero morire qualunque altra pianta. Ciò e possibile grazie alla struttura dei loro fusti che sono in grado di catturare ed immagazzinare l’acqua che non viene dispersa grazie alla loro conformazione anatomica.

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Come tutti i generi appartenenti alla famiglia delle Cactaceae, viene chiamata anche “pianta grassa” che sta ad indicare il fatto che è una pianta che è in grado di accumulare acqua nei suoi tessuti. Altri nomi generici con i quali sono identificate questo tipo di piante sono: “piante carnose” per via dei loro fusti grossi e polposi e “piante succulente” per il fatto che se vengono tagliate, lasciano fuoriuscire un liquido più o meno viscoso.
Il genere comprende quattro sottogeneri

  • Cylindropuntia, caratterizzato da cladodi (pale) cilindrici;
  • Platyopuntia, caratterizzato da cladodi (pale) piatte dove ritroviamo l’Opuntia ficus indica (il Fico d’india) con un gran numero di specie;
  • Tephrocactus
  • Brasiliopuntia

(secondo altre classificazioni vengono considerati solo due sottogenere: Platyopuntia e Cylindropuntia; secondo altri tre: Platyopuntia, Cylindropuntia e Tephrocactus).
La particolarità delle Cactaceae è che sono totalmente sprovviste di rami ed i fiori crescono da un “cuscino” di peli (areola) direttamente dal fusto.
Sono perenni che possono essere prostrate, alte da pochi centimetri sino a diversi metri a seconda della specie e della varietà.

fico d'india

L’apparato radicale è carnoso e si sviluppa per lo più in larghezza e molto poco in profondità. E’ capace di colonizzare gli ambienti più impervi pur di trovare l’acqua anche se questa si trova molto in profondità: le radici hanno infatti la capacità di inoltrarsi nel terreno anche per molti metri. Il fusto in realtà è formato da diversi articoli uniti tra loro, chiamati “cladodi” ma più comunemente conosciuti come “pale“. Sono di forma cilindrica, globosa o appiattita ed in pratica sono i rami della pianta e possono essere lunghi da pochi centimetri fino a 40-50 cm a seconda della specie. Sono ricoperti da uno strato ceroso, per limitare la traspirazione, quindi la perdita d’acqua.

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Un’altra particolarità sono gli stomi, che sono le aperture contenute nelle piante, situate sopra l’epidermide, che si aprono e si chiudono per consentire gli scambi gassosi, aprendosi la notte e chiudendosi di giorno, tutto il contrario di quanto avviene nella maggiori parte delle piante. In questo modo la pianta evita la perdita di una grande quantità di liquidi per traspirazione.

La fotosintesi è svolta dal tessuto parenchimatico dei cladodi in quanto le vere foglie sono lunghe pochi millimetri,  effimere, in quanto cadono molto facilmente e di forma per lo più conica.

Avrete notato sicuramente sulle superficie dei cladodi (pale) delle “areole” che si formano all’ascella delle foglie dalle quali si formano i caratteristici ciuffi di peli detti “glochidi” forniti di una serie di uncini volti all’indietro e particolarmente pericolosi e le spine vere e proprie che però possono anche non essere presenti.

I fiori sono molto vistosi, ermafroditi, di colore che varia dal bianco, al giallo, all’arancio a seconda della specie.

Fioriscono in modo scalare a partire dalla primavera e per tutta l’estate.

L’impollinazione avviene prevalentemente ad opera degli insetti.

I frutti sono delle bacche commestibili (i classici fico d’india che tutti noi amiamo), ricoperti di spine, di colore verde quando acerbi e rossi o gialli a maturità.

I semi, presenti in notevole quantità all’interno dei frutti, vengono diffusi soprattutto grazie agli animali che mangiando i frutti espellono i semi con la defecazione in quanto passano indenni attraverso l’apparato intestinale.

PRINCIPALI SPECIE
Esistono numerose specie tra le quali ricordiamo

Opuntia ficus indica
E’  la specie più conosciuta, nota come “fico d’india”. E’ stata introdotta dai colonizzatori spagnoli in Europa intorno alla prima metà del 1500 e dall’Europa si è  diffusa in tutto il mondo.
Si possono ritrovare sia varietà spinose che non spinose. Secondo alcuni studiosi l’O. ficus indica è la forma senza spine derivata dalla O. megacantha che è la forma spinosa, secondo altri sono semplicemente sinonimi (uno con le spine e l’altro sempre senza spine).
Opuntia humifusaAncher questa specie è molto diffusa ed è originaria del nord degli Stati Uniti.
Spesso ha un portamento strisciante in quanto le pale crescono da quelle più vecchie semierette.

I fiori sono di colore giallo intenso screziato di rosso e fiorisce a partire dal mese di luglio.
Opuntia polycanthaL’O. polycantha forma dei cespugli molto densi in quanto non si sviluppa molto in altezza.I cladodi (le pale) sono fittamente ricoperti di spine molto sottili e bianchi.

I fiori sono di colore giallo limone e alle volte sono screziati di rosso. Fiorisce da luglio a settembre.

Opuntia compressaL’O. compressa è la specie più resistente al freddo.

Le indicazioni che vengono fornite in questo articolo sono essenzialmente rivolte alle piante allevate in vaso anche se i concetti di base sono validi anche quelle allevate in piena terra.
TECNICA COLTURALE

Una credenza molto diffusa è che “le piante grasse” crescono bene anche se sono trascurate. Questo non è affatto vero perchè come tutti gli esseri viventi, hanno necessità di attenzioni e cure. Possono “sopravvivere” se le trascuriamo ma non certo vivere al meglio delle loro capacità. Considerando che le cure che richiedono non sono poi tante, dedichiamo pochi minuti alla settimana a queste incredibili piante ed esse ci ripagheranno con una crescita stupenda.

In genere sono coltivate nei giardini ma possono anche essere allevate in vaso.
Richiedono molta luce, in tutte le stagioni dell’anno, con l’esposizione al sole diretto. L’ottimale è un’esposizione a sud e da evitare invece un’esposizione a nord.

Se è tenuta su un davanzale dietro dei vetri doppi, durante l’estate tenetela in leggera ombra in quanto i raggi del sole in quel caso sono troppo concentrati.

Sono molto tolleranti alle condizioni di temperature più estreme che non hanno problemi di temperatura massima. L’unico loro problema sono le temperature minime che se scendono sotto gli 0°C iniziano a dare segni di sofferenza. Se le temperature si abbassano sensibilmente assicuratevi di lasciare il terreno asciutto.

Le opunzia amano l’aria per cui date loro aria fresca soprattutto d’estate sistemandole vicino ad una finestra aperta.
ANNAFFIATURA

Le annaffiature devono essere effettuate quando la superficie del terriccio è secca. Mediamente quindi durante il periodo primaverile – estivo una volta alla settimana e durante il periodo autunno-invernale una volta al mese, ovviamente in funzione della temperatura.

Se le temperature d’inverno si abbassano sensibilmente, assicuratevi di tenere la terra asciutta.

Bisogna evitare con cura di lasciare acqua stagnante nel sottovaso in quanto i ristagni idrici non sono in alcun modo tollerati e porterebbero al marciume delle radici. Se  è coltivato all’aperto abbiate cura, al momento dell’impianto di non sistemarlo a fondo valle o nelle depressioni del terreno là dove la zona è particolarmente piovosa.
TIPO DI TERRENO – RINVASO

Se coltivata all’aperto,  cresce in quasi tutti i tipi di terreno adattandosi anche ai terreni sabbiosi e poveri.

Se coltivata in vaso, ha necessità di essere rinvasata periodicamente. Molto spesso non effettuiamo questa pratica scoraggiati dalle spine per cui rimandiamo sempre il “momento difficile” con grave danno per la nostra pianta.

In genere tutte le Cactacee hanno un apparato radicale che si espande molto per il fatto che le radici, nel loro ambiente naturale, vanno a ricercare nel terreno circostante la poca umidità ed il poco nutrimento che riescono a trovare. Pensiamo che in natura un Cactus del deserto di appena 15 cm può avere delle radici che si espandono per un metro quadrato!

Se inizia a rallentare la crescita, malgrado venga allevata la meglio,  vuol dire che il vaso è diventato troppo piccolo. A quel punto, togliete la pianta dal vaso e se vedete che la massa delle radici ha occupato quasi tutto lo spazio a sua disposizione, allora è arrivato il momento di rinvasare. Ogni anno pertanto, all’inizio della primavera, fate questo controllo.

Il rinvaso è anche un buon momento per controllare in che condizioni si trovano le radici: se vedete radici che anzichè di colore bianco – panna sono annerite o grigiastre vuol dire che hanno dei problemi per cui vanno eliminate. Prendete delle forbici pulite e sterilizzate (possibilmente alla fiamma oppure con varechina o con alcool) e procedete al taglio. Successivamente cospargete sulle ferite della polvere fungicida ad ampio spettro e rinvasate ed aspettate almeno una settimana prima di annaffiare per permettere alle ferite di cicatrizzarsi.

Per il rinvaso utilizzate un terreno specifico per Cactaceae al quale unite della sabbia grossolana o della perlite nella misura di 2:1 (2 parti di terriccio per 1 parte di sabbia o perlite).

Sistemate nel foro di drenaggio dei pezzi di coccio in modo che la terra o le radici non ostruiscano il foro di drenaggio in quando i ristagni idrici sono letali.

Consiglio sempre di usare dei vasi di terracotta e non di plastica in quanto, essendo formati da materiale poroso,  consentono alla terra di respirare. Scegliete inoltre dei vasi più larghi che profondi in quanto l’apparato radicale tende a svilupparsi in larghezza più che in profondità.

Per effettuare un buon rinvaso procedete in questo modo: bagnate bene il terriccio e lasciate sgrondare l’acqua per qualche ora in quanto in questo modo è più facile estrarre la pianta dal vaso. Quindi indossate un paio di guanti o prendete dei foglie di giornale che userete a mò di guanto. Rovesciate il vaso picchiettando sul fondo e tirate delicatamente la pianta. Se fa resistenza, infilate una matita nel foro di drenaggio e spingete.

Poco prima avrete già preparato il nuovo vaso nel quale avrete sistemato nel fondo dei pezzetti di coccio nel foro di drenaggio ed anche un po’ di terreno preparato come indicato precedentemente. Sistemate la pianta e mettetele attorno altro terriccio facendo molta attenzione a che il terreno sia alla stessa altezza del livello precedente (il segno lo vedete sulla pianta). Non interratela nè di più, nè di meno.

La prima annaffiatura dopo il rinvaso all’opunzia fatela per immersione del vaso. Ricordatevi che se avete potato le radici occorre aspettare almeno una settimana prima annaffiare per dare il tempo alle ferite di cicatrizzarsi.
CONCIMAZIONE

Dalla primavera e per tutta l’estate concimare ogni 3-4 settimane con un fertilizzante liquido da diluire nell’acqua di irrigazione. A partire dall’autunno e per tutto l’inverno, sospendere le concimazioni perchè la pianta va in riposo vegetativo per cui non si devono dare concimi che si accumulerebbero nel terreno creando un ambiente dannoso per le radici.

Per assicurare  un’ottima crescita ed una eccellente fioritura, somministrate un concime preferibilmente più ricco in Azoto rispetto al Fosforo e al Potassio e che abbia anche i “microelementi” quali  il Magnesio (Mg), il Ferro (Fe), il Manganese (Mn), il Rame (Cu), lo Zinco (Zn), il Boro (B), il Molibdeno (Mo), tutti importanti per una corretta crescita della pianta.
FIORITURA, FRUTTIFICAZIONE, RACCOLTADi solito inizia a fiorire dall’inizio dell’estate e prosegue per tutta l’estate.I frutti dell’opunzia si raccolgono scalarmente via via che maturano con apposite protezioni o mediante canne appositamente conformate.

I frutti una volta raccolti non vanno toccati con le mani ma immediatamente lavati per eliminare le spine. Solo dopo possono essere toccati senza pericolo di irritazioni.

POTATURA
La potatura si effettua in primavera o alla fine dell’estate eliminando le pale che entrano a contatto tra loro o quelle danneggiate o mal formate. E una pratica alla quale si ricorre per dare alla pianta delle forme di allevamento idonee, soprattutto quando coltivata all’aperto.

Una pratica tipica è la “scozzolatura” che consiste nella eliminazione dei fiori e dei cladodi (pale) emessi in primavera, subito dopo la ripresa vegetativa. Questa pratica viene attuata per ottenere dei frutti migliori tardivi, più pregiati comunemente conosciuto come “bastardoni” ottenuti quindi dalla seconda fioritura.

Pubblicato da Manuel di Fioreria Sarmeola

Fiorista, mi occupo anche del blog e del sito www.fioreriasarmeola.com con la passione oltre che per i fiori anche per l'arte e la musica