Il fiore di oggi: Nerina
Per quante ricerche abbiano fatto gli studiosi non sono riusciti a scoprire l’esatta origine del nome di queste piante, per cui si presume che sia stata scelta per loro la denominazione di nerina solo per ricordare la forma dialettale africana con cui gli indigeni solitamente indicavano le corolle di cui ci stiamo occupando oggi.
Oltre al loro nome ufficiale, le nerine sono note anche come «giglio del Capo di Buona Speranza», «giglio di Guernesey» e «amarillide di Guernesey».
Le nerine vengono coltivate, soprattutto in quantità industriali, per la raccolta del fiore reciso, ma stanno molto bene anche in giardino come completamento del bordo misto o in grandi cespi, piuttosto fitti; questi, al momento della fioritura, formano un solo bouquet rosa, alto e slanciato, che acquista uno straordinario risalto sul verde del prato.
Non è consigliabile coltivare nerine in vaso, anche se piuttosto grande, perché il risultato sarebbe senza dubbio scarso.
La coltivazione delle nerine non è molto impegnativa e offre ottimi risultati anche nelle regioni settentrionali, purché si provveda, durante la cattiva stagione, a proteggere i bulbi con una buona copertura di foglie secche o di torba.
Per avere una bella fioritura è consigliabile lasciare indisturbate queste piante in uno stesso posto, o in uno stesso vaso, per un periodo di almeno tre anni.
Nel periodo che va da agosto a novembre è opportuno somministrare ogni 15-20 giorni acqua ed estratto di alghe; questa cura nutritiva deve essere ripresa, ma con ritmo mensile, subito dopo la fioritura e fino alla primavera, allo scopo di rinnovare le scorte di nutrimento disperse dal bulbo durante il periodo della fioritura.